Per Giulia e tutte le altre

… abbiamo molto da farci perdonare. Noi maschietti siamo il frutto di una società maschilista ma non abbiamo fatto nulla per cambiare. Tutte quelle volte che abbiamo fatto un commento sconcio, tutto quelle volte che abbiamo giudicato in base alle abitudini sessuali, quando abbiamo riso delle presunte fragilità, guardato con lussuria complice una ragazza, sminuito un ruolo, deriso chi ha provato a cambiare, toccato ciò che non dovevamo, bullizzato, approvato discorsi retrogradi. La cosa più grave è che non ci rendiamo nemmeno conto di quanto la situazione sia degenerata e ci sentiamo attaccati quando qualche donna prende consapevolezza e non tace. La violenza di genere nasce da lontano, dai piccoli gesti, dalle risatine mal celate, dalle gomitate cameratesche, dai discorsi sornioni. E se un giorno una di loro non tornerà a casa, faranno bene a bruciare tutto.

UG


Non starò qui a parlare delle ragioni di “Ultima generazione” o di altri gruppi, soprattutto di giovani, che hanno preso coscienza della situazione ambientale e agiscono in maniera sempre più eclatante perché le ragioni le hanno tutte e i veri estremisti sono coloro che si ostinano a negare il cambiamento climatico. Questi ultimi li considero alla stregua dei novax e dei complottisti. La discussione al massimo può vertere sulla metodologia della protesta. Io dico che anche nella metodologia fanno bene; è l’unica maniera per poter svegliare le coscienze ponendo delle contraddizioni forti nei confronti di chi non vuole assolutamente capire. Ad esempio c’era Capezzone su Rete 4 che pontificava le meraviglie della nostra società contro i ragazzi di UG. Tra gli invitati anche Fiano del PD che, facendo finta di avere nel cuore gli ambientalisti, non contestava assolutamente il modello di sviluppo economico. Ma se è proprio questo il problema! Il modello basato sul profitto a tutti i costi è la base del disastro ambientale. Un modello, quello neoliberista, non più sostenibile e non compatibile con la sopravvivenza dell’umanità sulla terra magari non nel breve periodo ma sicuramente nell’arco di due o tre generazioni la vita cambierà radicalmente se non modificheremo radicalmente il modello di sostenibilità. I ragazzi di UG fanno bene a compiere atti eclatanti perché ci deve essere una forte contrapposizione a costo di essere impopolari. Talmente forte è la polemica che sono invitati in tante trasmissioni televisive e a livello mediatico stanno avendo una grande eco. In questo modo possono far valere le proprie ragioni. Ovviamente non devono cadere nelle trappole dei volponi in grado di rigirare la frittata. Ad esempio i numeri propagandati per pulire le azioni di UG gonfiati 300.000 litri d’acqua per ripulire inoltre usano tutti i materiali lavabili e addirittura il carbone vegetale e in più che cosa sono questi numeri piccoli rispetto ai cambiamenti climatici che portano via decine e decine di vite per esempio con gli alluvioni?

Con le BSA nelle zone alluvionate

Siamo arrivati a Conselice verso le 9,00 del mattino.

Al gazebo montato dalle Brigate di Solidarietà Attiva ci è stato assegnato il nostro compito giornaliero: andare a sgomberare il fango da una cantina piena di pellet di una casa in centro.

Siamo partiti in 8: 3 di Perugia, 2 di Bergamo, 1 di Padova, 1 di Napoli e Sandra dalla provincia di Ravenna.

Il bello delle BSA. Aiuto dal basso per la cittadinanza, senza distinzione di sorta. E volontari da tutta Italia.

La signora proprietaria di casa quando ha visto la cantina sgombra, dopo 8 ore di lavoro serrato, è scoppiata in un pianto liberatorio e ci ha abbracciato nonostante fossimo sporchi e sudati.

Siamo andati a cena all’Arci di Granarolo (a pranzo eravamo stati ospiti della sede di Rifondazione Comunista) e poi siamo ripartiti alla volta di casa, consapevoli di aver reso un po’ più lieve una immensa tragedia.

Elogio del “sono stato frainteso”

“Sono stato frainteso”.

 

Con questa espressione da sempre politici e membri della società civile svicolano dalle loro affrettate e spesso maldestre dichiarazioni.

 

Con questo colpo di reni degno del miglior Marcell Jacobs si può dire contemporaneamente tutto e il suo contrario, scaricando la responsabilità del misunderstanding sul lettore o sul cronista che abbia riportato l’intervista.

 

Ultimo in ordine di tempo Ricardo Franco Levi, Presidente dell’Aie (Associazione degli editori) e commissario del Governo per la Fiera del libro di Francoforte.

 

Con una inequivocabile lettera, chiedeva, in modo cortese ma risoluto, al fisico e studioso Carlo Rovelli, reo di aver attaccato il Ministro Crosetto durante il Concerto del Primo Maggio, di non partecipare alla Fiera tedesca in quanto “avrebbe creato polemiche e attacchi”.

 

Tranne poi, ventiquattrore dopo, sull’onda delle polemiche, ritrattare tutto con la mitica frase.

 

Levi, genio italico, si trova, vivaddio, in splendida compagnia.

 

In passato “furono fraintesi” Berlusconi per le sue boutade su Obama e recentemente su Putin, Gasparri sempre sul Presidente degli Stati Uniti, la ex senatrice dem poi centrista Binetti sul Papa, la fu Ministra dell’istruzione Gelmini sui Presidi delle scuole del meridione e una miriade di politici locali sui più disparati argomenti.

“Sono stato frainteso” fa il paio con un’altra frase, meno ricorrente ma ugualmente suggestiva: è stato fatto “a mia insaputa”.

Espressione sopraffina dell’estro e “salto mortale carpiato” spesso oggetto di ilarità ma puntualmente dimenticata al momento delle elezioni.

 

Uno sport in cui il nostro Belpaese, che manca di molte cose, primeggia da sempre: in fatto di “facce di bronzo” potremo sempre vantare un record non facilmente raggiungibile.

La destra non si ar..Rovelli

 

 

Il discorso di Carlo Rovelli durante il “concertone” del Primo Maggio fatto di fronte a tantissimi giovani e anche in diretta TV è un fatto molto positivo perché esprime prima di tutto una posizione netta e contraria a questa guerra folle e dice anche delle cose che non sono molto mainstream nei media italiani (e non solo) che però sono in sintonia con molti di noi.
Non si può ricercare la pace armando uno dei due contendenti.
Chiunque la pensi diversamente da assurde posizioni belliciste e finto pacifiste, dal Papa fino a qualche pensatore e politologo, viene subito tacciato di essere una persona filo-russa, ma questo non corrisponde in verità.
Rovelli ha toccato anche altri importanti temi: ha criticato l’attuale Ministro della Difesa Crosetto (qualcuno dice senza contraddittorio) per i suoi interessi passati(?) nell’industria bellica. Se è vero che è giusto criticare le posizioni di Rovelli da altri punti di vista è anche vero che Rovelli stesso può esprimere le proprie posizioni in un qualsiasi evento pubblico perché la democrazia è fatto di questo: opinioni contrastanti che devono essere visibili sui media per cercare di dare una informazione completa. Quale occasione migliore di un concerto così importante come quello del Primo Maggio per raccogliere tanti giovani e tante idealità?
Carlo Rovelli con grande passione parla non solo della guerra ma anche sugli armamenti (c’è stata la risposta dell’associazione di categoria). Da sempre i pacifisti chiedono la riconversione e non la chiusura di queste industrie in produzioni che siano votate alle costruzione e non alla distruzione.
Utopico? Per cambiare il mondo si deve cominciare da qualche parte.
Una parte importante del discorso del fisico veronese parla di ambiente.
Come diceva Chico Mendes “l’ambientalismo senza lotta di classe è giardinaggio” e questo corrisponde a pura verità perché se pensiamo che semplicemente togliendo i combustibili fossili o altri piccoli obiettivi da raggiunger qui al 2050 si possa risolvere la situazione ambientale questa si che è utopia.
La situazione è seriamente compromessa e quindi il cambiamento deve essere radicale e rapido e deve riguardare non solo la mentalità dei cittadini ma soprattutto il paradigma economico neoliberista che deve essere scardinato affinché vi sia una società più giusta e ambientalmente sostenibile.
Qualcuno afferma che con i soldi del canone Rai non si dovrebbero sentire sermoni senza contraddittorio. Quando storici come Orsini vengono presi di mira senza pietà questo non vale?
Una società veramente pluralista deve far sentire tutte le voci anche quelle che magari sono scomode e magari più vicine al sentore della gente.

LA PACE E IL CAPITALE

 

 

La guerra  (o operazione speciale) che si sta svolgendo in Ucraina mette ancora una volta in evidenza, per chi volesse vederle, le grandi contraddizioni del capitale.

Il mondo occidentale, soprattutto con l’estrema polarizzazione post caduta del muro di Berlino, ha una visione estremamente manichea del mondo.

Non nei potenti che hanno tutto l’interesse nel far credere questa divisione netta tra buoni e cattivi, ma anche nella società civile, alimentata dalla propaganda di guerra che agisce in occidente come in Russia.

Boris Johnson, il principe della famosa (e tragica) “immunità di gregge”, spinge l’Ucraina nell’Unione Europea dopo essere stato il paladino della Brexit.

Non è questo un colossale controsenso?

In occidente corre sul web e nelle cancellerie dei vari governi grande preoccupazione per come potrebbero essere trattati i prigionieri della acciaieria Azovstal dai russi secondo i canoni occidentali; quegli stessi principi che poi hanno portato alle prigioni e alle orrende torture di Guantanamo e di Abu Ghraib.

Ecco perché la vera opzione non utopistica è la pace e il disarmo e non la guerra: il vero utopista è colui che pensa che il mondo così può essere governato dai buoni che sarebbero gli occidentale o i filo-occidentale ma la verità è che da l’una dall’altra parte sempre comunque ci sono dei gruppi di potere che si scontrano per il predominio e il potere.

La guerra non è mai la soluzione giusta, la pace è l’unica opzione non utopica perché attraverso di essa si potrebbe risolvere la crisi sociale per tutti quanti. In un dibattito pubblico scevro dalla propaganda neoliberista anche per esclusione si potrebbe arrivare a capire che solo la pace e il disarmo sono la vera cosa utile, e solo un nuovo mondo può essere quello giusto e non questo mondo basato sulle ingiustizie e sullo scontro tra capibastone.

Penso che i tempi, nonostante tante incertezze, stiano cominciando ad essere maturi per la realizzazione di un movimento mondiale di riforma che parte anche dalla ricerca forsennata della pace.

Ne abbiamo un bisogno che non è esagerato dichiarare VITALE.

 

 

Il Pianto liberatorio

 

(Premesso che si sta disquisendo di calcio e non di guerra con tutto ciò che ne consegue…e che si sta parlando di un plurimiliardario)

per settimane Paulo Dybala è stato disegnato dalla stampa come un mercenario avido e senza cuore.

Le immagini di Dazn andate in onda a fine partita ieri sera ci regalano un altro scenario, molto diverso e più umano: un ragazzo di 28 anni affranto che

gira spaesato per quello che per anni è stato il suo terreno di gioco casalingo in cerca di conforto per il suo pianto irrefrenabile e fanciullesco.

In quel pianto vi è la summa della disumanità del calcio – business moderno, rappresentata al “meglio” da Andrea Agnelli, un presidente di club in verità incapace che si circonda dei uomini sbagliati nei posti sbagliati.

Con strategie in continuo cambiamento (non aggiornamento sia chiaro) e senza una linea ben definita nè in campo tecnico nè in quello economico.

I tifosi più accaniti, o chi la pensa in maniera neoliberista come Agnelli, snoccioleranno le statistiche: “è sempre infortunato”, “voleva un aumento troppo esoso”, “ha pianto perchè è un debole”.

La verità a mio modo di vedere è un’altra: dall’addio a Del Piero http://francocesario.altervista.org/addio-presunto-stile-juve/la dirigenza bianconera ha avuto una china sempre più ripida.

Il licenziamento di Allegri, il doppio tentativo fallito di affidare la panchina a due “progetti” particolari, Sarri e Pirlo, i vari ritorni (Bonucci, Buffon), le liti con Marotta, che su Ronaldo aveva pienamente ragione, l’affidarsi a Paratici per poi mandarlo via in tutta fretta, fino ad Arrivabene, disastroso in Ferrari e nella gestione del campioncino argentino. Per non parlare del già citato affare sballato Ronaldo.
Andrea Agnelli e i suoi accoliti rappresentano a pieno la cattiveria e la protervia del capitale, la sua presunta efficienza. Il suo usare le persone come fazzoletti da gettare.

Il calcio o è popolare o non è.

E per esserlo ha bisogno di eroi, uomini simbolo, capitani eterni. Che devono giocare bene, ovvio, ma che non possono essere cacciati quando sono talentuosi e attaccati alla maglia come ha dimostrato ieri il povero Paulo.

Questo calcio, definizione plastica di un mondo alla deriva, si disumanizza sempre più e perde appeal.

Le strategie di marketing serviranno a poco se continuerà questa china ipermanageriale e senza cuore.

Dybala, candidamente con il suo singhiozzare senza freni, dimostra che è stato licenziato senza giusta causa.

E questo fa male anche se si tratta di un miliardario che corre in un campo di gioco con dei pantoloncini corti.

Il pianto di Dybala è solo una stortura nel patinato mondo del denaro: per noi e per lui può rappresentare una catarsi benefica

e liberatoria.

 

 

Il sorriso del Gracio

Addio amico e Compagno.

Ancora non mi sembra vero. Non mi sembra possibile che una persona bella come te possa andarsene in modo così repentino

e tragico. Quante volte abbiamo parlato di politica, ci siamo confrontati, abbiamo scherzato e riso delle umane miserie.

Eri un grandissimo oratore, scrivevi comunicati stampa infiniti ma mai noiosi.

Totalmente anti-lettura e impossibili da pubblicare nella loro interezza.

Io avevo questo blog e quello del Partito di Assisi: tu trovasti spunto e ne facesti uno tutto tuo pieno di notizie nazionali

e di tuoi interventi sempre mirati e puntuali.

Avevi una capacità non comune nell’analizzare la situazione politica. Eri solare, simpatico, gioioso, mezzo matto come me.

Con generosità mi avevi regalato alcune cose per la nascita di mio figlio, ero venute a prenderle direttamente nella tua

amata Gualdo. Fu una delle ultime volte che ti vidi. La vita ci ha portati lontano, inevitabilmente, ma ti ho voluto

sempre bene e mi sono sempre informato sulle tue sorti.

E poi avevi quel sorriso contagioso, che sfoderavi nelle situazioni più improbabili e se qualcuno ce l’aveva con te

automaticamente si rabboniva. Un sorriso sincero e a suo modo timido ma bellissimo.

Abbiamo condiviso momenti indimenticabili seppur difficili per le gravi situazioni in cui stava per incunearsi il Partito.

Che piano piano stiamo cercando di far rinascere.

Da domani avremo un motivo in più per non abbandonare la lotta: la Rivoluzione la faremo anche per te

caro, carissimo Gianluca.

 

Pace o barbarie finale

 

 

La guerra in Ucraina sta creando grande indignazione nel mondo perché è chiaro e lampante a tutti e tutte che trattasi di una aggressione militare che non può avere giustificazioni di alcun tipo.

Premesso e ribadito con forza questo concetto la questione non può e non deve rientrare nella solita visione semplicistica e manichea dell’informazione mainstream.

In primis non regge il confronto fra la resistenza ucraina e quella italiana della II guerra mondiale.

E’ chiaro che gli ucraini hanno il sacrosanto diritto di difendersi dall’esercito russo; armarli è un altro paio di maniche.

Le armi fomentano la guerra e non spianano la strada al dialogo. Inoltre queste stesse rischiano seriamente di finire nella mani di neonazisti ucraini rei di tantissime atrocità, perpetrate fino dal 2014, nei confronti delle popolazioni russofone.

La Russia è una potenza nucleare e Putin sembra essere effettivamente fuori controllo. Oltre alle sue orrende azioni, impressionano i suoi discorsi a volte deliranti, nel come tratta i subordinati, la sua paranoia dei contatti fisici.

Chi arma le parti in causa ha interessi tutt’altro che umanitari e smania di giustizia e sete di libertà.

L’occidente è come sempre un Giano bifronte con una morale a comando in base a chi rappresenta meglio i propri interessi: ecco che la retrograda ma ricca Arabia Saudita non crea nessun imbarazzo mentre i giornalisti di tutto il mondo si sperticano di aggettivi negativi contro le altrettanto imbarazzanti violazioni di diritti civili della Repubblica Popolare Cinese che unisce a queste peculiarità una pericolosa (per gli Stati Uniti ovviamente) potenza economica nei fatti antiegemonica del Molok americano.

Fare queste analisi non significa giustificare le nefandezze dei governi o prendere le difese di uno dei due campi in gioco; è una semplice verità non detta ma assodata.

Perché i profughi ucraini ci impressionano più della altre decine di popolazioni che vertono nelle stesse identiche condizioni? Perché essi si presentano alla frontiera con la Polonia “vestiti come noi”, hanno quasi i nostri tratti somatici, sono vicini geograficamente. E’ come se lo facessero a noi. Aberrante ovviamente.

Ma come mai non c’è questo stesso moto interiore anche per i Palestinesi, gli Yemeniti o i Siriani? Troppo scuri per i nostri gusti, malvestiti, socialmente pericolosi?

Esiste dunque una umanità di serie A e una di serie B? Esistono violazioni dei diritti accettabili ed altre intollerabili perché perpetrate dai “nostri” antagonisti?

Come risolvere questa ingiustizia? Non certo parteggiando per l’omofobo Putin ovviamente, ma nemmeno santificando Zelensky e il suo governo colluso con gli oligarchi e che fa l’occhiolino alla pulizia etnica e ai battaglioni nostalgici del fuhrer.

Serve ora più che mai, anche in virtù della precedente batosta pandemica, una diversa umanità, una nuova consapevolezza delle cose del mondo.

Utopia? Certo. Necessità impellente. Ancor di più.

Con la piccola differenza che stavolta potrebbe essere la nostra ultima, disperata, opportunità.

La nitidezza non è il tuo forte

 

Non ce la fa, è più forte di lui.

Colleziona continue gaffes per smania di visibilità.

Prima pubblica una foto di suoi accoliti senza mascherina. Poi fa fotoshoppare dai sui social media manager per non fare la figura

del no-vax.

Infine da la colpa della figura barbina ad un più o meno fantomatico “filtro nitidezza”.

La propaganda, quella fatta male.

Quando la pezza è peggio del buco.