Elogio del “sono stato frainteso”

“Sono stato frainteso”.

 

Con questa espressione da sempre politici e membri della società civile svicolano dalle loro affrettate e spesso maldestre dichiarazioni.

 

Con questo colpo di reni degno del miglior Marcell Jacobs si può dire contemporaneamente tutto e il suo contrario, scaricando la responsabilità del misunderstanding sul lettore o sul cronista che abbia riportato l’intervista.

 

Ultimo in ordine di tempo Ricardo Franco Levi, Presidente dell’Aie (Associazione degli editori) e commissario del Governo per la Fiera del libro di Francoforte.

 

Con una inequivocabile lettera, chiedeva, in modo cortese ma risoluto, al fisico e studioso Carlo Rovelli, reo di aver attaccato il Ministro Crosetto durante il Concerto del Primo Maggio, di non partecipare alla Fiera tedesca in quanto “avrebbe creato polemiche e attacchi”.

 

Tranne poi, ventiquattrore dopo, sull’onda delle polemiche, ritrattare tutto con la mitica frase.

 

Levi, genio italico, si trova, vivaddio, in splendida compagnia.

 

In passato “furono fraintesi” Berlusconi per le sue boutade su Obama e recentemente su Putin, Gasparri sempre sul Presidente degli Stati Uniti, la ex senatrice dem poi centrista Binetti sul Papa, la fu Ministra dell’istruzione Gelmini sui Presidi delle scuole del meridione e una miriade di politici locali sui più disparati argomenti.

“Sono stato frainteso” fa il paio con un’altra frase, meno ricorrente ma ugualmente suggestiva: è stato fatto “a mia insaputa”.

Espressione sopraffina dell’estro e “salto mortale carpiato” spesso oggetto di ilarità ma puntualmente dimenticata al momento delle elezioni.

 

Uno sport in cui il nostro Belpaese, che manca di molte cose, primeggia da sempre: in fatto di “facce di bronzo” potremo sempre vantare un record non facilmente raggiungibile.

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