Non era una gaffe. Non era un fraintendimento. È proprio il suo pensiero e di quelli come lui. Che purtroppo sono in crescita, si moltiplicano, prosperano.
Sotto i colpi della retorica e della propaganda di regime.
Lollobrigida, il ministro-cognato, parla di nuovo di etnia italica. E lo fa al convegno “Gli stati generali della natalità”.
Il dis-pensiero di Lollobrigida viene direttamente dal ventennio. Ha l’inequivocabile puzza del razzismo perché si connota come una contrapposizione alle migrazioni, agli altri visti come invasori, corpi estranei e opprimenti.
Non certo coloro che ci fanno esultare allo stadio, ovvio, o quelli che ci emozionano al cinema. Ai microcefali fa paura la povertà, l’indigenza, l’ultimo che “ruba” al penultimo.
Obnubilati dalla ferocia dei tempi e dai media dei padroni delle Ferriere, gli italiani hanno paura e si fanno governare da chi ha intriso l’ideologia della razza.
La razza, l’etnia, la nazione che nella loro retorica non solo è una appartenenza ma addirittura un plus di superiorità negli confronti degli “altri”.
E da questo ne deriva che “è giusto” bloccarli nel Mediterraneo, che è “sensato” decretarne i flussi, che è “cosa buona” togliere lo stato di emergenza.
Nel mare non muoiono solo migranti che fuggono dalla fame e dalla guerra ma anche l’umanità.
E i bulli come Lollo e compagnia brutta godono e continuano imperterriti e propinarci, senza troppo disturbo o indignazione popolare, le loro assurde boiate.