Il Sacro fuoco
Dopo le contestazioni alla festa demi-cratica di Torino fatte a Bonanni tengo ad esprimere la mia opinione.
Lungi da me pensare che la violenza possa in qualche modo risolvere la questione sociale e qualsiasi questione in generale (tranne i casi in cui si debba combattere per la libertà[1]) considero l’atto compiuto dai ragazzi del centro sociale positivo perché testimonia che il sacro fuoco ancora scalda alcuni cuori.
In tempi in cui la Fiat gestione Marchionne tenta di dividere i lavoratori, in cui tutti noi accettiamo supinamente contratti a chiamata, cococo, cocopro, coccodè non è facile trovare chi pensa che il mondo del lavoro possa essere cambiato.
Dai dati che emergono dai giornali si evince chiaramente che il ricorso alla cassa integrazione è ormai usato anche da chi non ne ha bisogno; nessuno agisce se non nel proprio interesse.
Perché i lavoratori non dovrebbero fare altrettanto? Se non per ragioni ideali almeno per sano egoismo.
Parlando con una commessa della profumeria Limoni di Bastia Umbra, stigmatizzavo lo scandaloso comportamento della proprietà che aveva licenziato 20 magazzinieri attraverso un sms, per tutta risposta lei mi diceva: “è vero però abbiamo fatto una riunione con i responsabili e ci hanno detto che i tagli non avrebbero riguardato noi cassiere”.
Come dire, l’individualismo ha vinto.
Mors tua vita mea.
Mentre solo la lotta collettiva può pagare.
Magari poco, come nella vicenda dei white collars della Colussi, ma cosa sarebbe successo se non ci fosse stato un seppur minimo sommovimento sindacale?
Ovviamente deve essere meglio strutturato e ottenere molto di più.
Ma tant’è.
Uso lotta collettiva non per riproporre vecchi slogan desueti.
È l’unico termine giusto.
In Francia alcuni anni fa, per una legge molto più blanda della nostra tristemente famosa legge 30 sul precariato, i lavoratori hanno scioperato in piazza per giorni fino all’ottenimento della cancellazione del disegno di legge. E la Francia non è sicuramente l’Unione Sovietica ne tanto meno un paese sottosviluppato.
Si perché è questa l’accusa che i padroni (si, padroni, questo sono di nuovo i datori di lavoro, oggi) fanno ai sindacati e alle rivendicazioni in genere: chi propone maggiore attenzione per i lavoratori blocca lo sviluppo economico di un paese.
Come se non riuscire a comprare nulla perché non si arriva a fine mese con uno stipendio non fosse un grave danno sui consumi e quindi di riflesso sull’economia generale.
Come se non poter accedere a mutui per i giovani precari non provocasse danni non solo economici ma anche sociali con gravi ripercussioni alla procreazioni di prole e con la costrizione a ricorrere agli aiuti dei genitori (per chi ce li ha…).
Come mai i soldi per risollevare le banche sono stati trovati subito mentre ci sono sempre mille problematiche per reperire fondi per il sostegno al lavoro?
In virtù di tutto ciò, a meno che la gioventù non si faccia definitivamente narcotizzare dall’elettrodomestico principe, il sacro fuoco, presto o tardi, ri-arderà.
E ne vedremo delle belle.